Calcio per la vita
Bethwell Mysanga Mjiru Cantona traspira vita da tutti i pori.
Quando parla della sua passione, il calcio, le emozioni e l’importanza che riveste questo sport nella sua vita si percepiscono chiaramente. Il calcio è il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi la sera e la motivazione che lo spinge ad alzarsi al mattino. È il suo lavoro, il suo hobby, la sua ragione di vita e ciò che lo ha salvato.
“Il calcio mi ha salvato”, afferma Bethwell senza alcuna drammaticità nel tono di voce.
“Se non fosse stato per lo sport oggi sarei morto. Ho sepolto la maggior parte dei miei amici che non si è lasciata coinvolgere dallo sport”.
Bethwell, o Cantona, come è conosciuto da molti presso la Mathare Youth Sports Association (MYSA), ha iniziato a giocare a calcio come molti altri giovani nel mondo. “Tutto è cominciato con una ‘Juala’ nella mia comunità“, dichiara, descrivendo il pallone improvvisato che faceva appallottolando della carta e calciandolo con gli amici del quartiere povero in cui viveva. Bethwell era seguito da suo fratello maggiore, che lo accompagnava agli allenamenti a MYSA e lo guardava da un lato del campo.
I fortunati
Bethwell si considera uno dei fortunati. “Quando andavo agli allenamenti, gli amici che non praticavano sport probabilmente stavano facendo uso di droghe o comunque nulla di buono. Molti amici che facevano sesso non protetto si sono ammalati di HIV/AIDS, alcuni di loro sono già morti. Alcuni hanno persino compiuto atti criminali, come lo scippo, e sono stati lapidati a morte“.
Quando aveva sette anni Bethwell fu contattato da un allenatore che gli offrì un posto in una delle squadre MYSA. Fu allora che iniziò a indossare la maglia MYSA, che indossa tuttora a 32 anni.
Il calcio ha rappresentato per lui una possibilità di esprimersi, rimanere fuori dai guai ed emulare i suoi eroi sul campo da gioco. “Quando avevo 12 o 13 anni, le persone mi dicevano che giocavo come Cantona da centrocampo. È diventato il mio soprannome e, da poco, è diventato ufficialmente il mio nome. Oggi seguo tutto ciò che fa, è un’icona del mio sport“.
Oggi il calcio è diverso, una possibilità di offrire ai giovani del luogo una vita migliore. Bethwell gestisce il centro MYSA “Football for Hope” a Mathare, le cui attività sono incentrate su salute e istruzione. “Usiamo lo sport come strumento di aggregazione per i giovani; li indirizziamo verso servizi di consulenza e test volontari e anche verso altre iniziative per la famiglia. Abbiamo anche una biblioteca“.
Dal pallone ai libri
La biblioteca. Al centro dell’associazione sportiva MYSA si erge una costruzione divenuta il fulcro delle attività dei giovani di MYSA. In molte scuole vicine, con classi fino a 50 bambini stipati in aula, gli alunni hanno solo 5 o 6 libri da condividere tra loro. Desiderosi di imparare, i giovani vanno nelle biblioteche di sera, nei fine settimana e durante le vacanze.
George Wambugu gestisce la biblioteca di MYSA. Come Bethwell, George giocava per il club da giovane e ora funge da mentore per i calciatori, aiutandoli nel loro percorso scolastico.
“Molti bambini sono attirati dal calcio perché qui è lo sport più diffuso“, dice George.
“Tramite il calcio i bambini imparano a conoscere le biblioteche e molti di loro desiderano diventare dei nostri per sfuggire alle difficoltà che hanno a casa, come problemi famigliari o nella comunità in cui vivono“.
Una volta entrati a MYSA, molti giovani sviluppano interesse per la lettura e l’apprendimento, e desiderano allargare i loro orizzonti. Molti giovani, che vivono nei quartieri poveri, hanno scarso accesso alle risorse di apprendimento, o non ne hanno affatto. Marvin Nderitu, 20 anni, racconta. Marvin vive in un trilocale con sette fratelli e sorelle e i genitori. Non c’è spazio per studiare, quindi la biblioteca di MYSA è diventata la sua seconda casa.
“Ho avuto la possibilità di usare la biblioteca e l’ho presa al volo“, spiega Marvin, grato di questa opportunità. “È stato un grande vantaggio; nel 2011 ero ancora uno studente e, durante le vacanze ho avuto la possibilità di venire in biblioteca per fare i compiti e prepararmi per gli esami“.
L’accesso alla biblioteca e a una regolare attività sportiva ha tenuto Marvin fuori dai guai. “Lo sport è uno strumento che aggrega le persone“, afferma. “Dimentichiamo i nostri problemi, vinciamo e perdiamo assieme. Sono grato a MYSA di avermi accolto e di avermi dato una possibilità”.
“Quando vengono in biblioteca lavorano anche sulle abilità di vita, oltre che sull’istruzione, e siamo felici di vedere che questi ragazzi vincono borse di studio grazie al lavoro svolto in biblioteca. Abbiamo molti giovani che insegnano ad altri ragazzi; questi studenti restituiscono quanto appreso alla biblioteca e alla comunità”.
Una visita da parte di due leggende
Michael Johnson e Marcel Desailly, membri della Laureus World Sports Academy e leggende dello sport, hanno trascorso il loro tempo con i giovani di MYSA, acquisendo informazioni sull’ambiente e sul lavoro alla base del progetto. Entrambi sono rimasti impressionati da ciò che hanno visto.
Il francese Marcel Desailly, vincitore della Coppa del Mondo, si è commosso ripensando al tempo trascorso a MYSA. “In qualità di calciatore, sono rimasto davvero impressionato da quanto ho visto”, ha affermato.
“Sono stato davvero felice di potere dare qualche calcio a un pallone con alcuni ragazzi del progetto. Questo è un classico esempio di come lo sport faccia una grande differenza per le vite di così tanti giovani”.
Michael Johnson, campione del mondo e olimpionico di atletica leggera, ha dichiarato che non dimenticherà mai il tempo trascorso a MYSA. “Già solo la gravità delle difficoltà che i giovani di quest’area devono affrontare ha dell’incredibile”, ha dichiarato.
“Quando sono entrato nella sede di MYSA, la speranza che gli operatori riescono a instillare nei giovani che partecipano al progetto era davvero sorprendente. Ho visitato il luogo e mi sono rattristato per le condizioni in cui vivono, ma una volta entrato ho visto i libri e tutti i tipi di risorse a cui i giovani possono attingere per imparare, rimanere connessi e studiare, e sono stato immediatamente pervaso da un grande senso di speranza, proprio come questi giovani”.
MYSA e Laureus Sport for Good
Dal 1987 la Mathare Youth Sports Association (MYSA) usa il calcio per offrire ai giovani una possibilità nel mondo dello sport e sensibilizzare sul tema dell’HIV negli slum di Nairobi. MYSA è stato il primissimo progetto sostenuto da Laureus, candidato due volte al Premio Nobel per la Pace. I giovani coinvolti da MYSA dall’inizio del progetto sono diventati modelli di ruolo e giovani leader nella propria comunità. Centinaia di questi giovani leader hanno ricevuto una formazione speciale e oggi operano per svolgere un lavoro di sensibilizzazione sui problemi legati a HIV/AIDS, promuovere programmi di counselling e prevenzione mentre altre centinaia di ragazzi vengono supportati per trovare un lavoro retribuito al di fuori di MYSA tramite il programma di impiego dell’associazione. Oltre 200.000 bambini hanno già beneficiato del progetto.
A oggi Laureus Sport for Good ha raccolto oltre 100 milioni di euro e sostenuto oltre 150 progetti internazionali che impiegano lo sport per contrastare la violenza, la discriminazione e la disuguaglianza. Laureus Sport for Good ha contribuito a migliorare la vita di milioni di giovani in oltre 35 Paesi, a dimostrazione che lo sport può cambiare il mondo.