“Per i bambini la giornata di sabato non era una semplice partita, ma un evento che aspettavano con ansia da tempo” dice Maria, tutor sportiva in campo con i ragazzi. “Alcuni di loro, che hanno iniziato ad allenarsi quest’anno, non avevano ancora mai partecipato ad una partita vera. Altri invece sapevano bene di cosa si trattasse e aspettavano ancor di più la possibilità di giocare contro gli avversari sotto gli occhi dei propri genitori e allenatori”. È proprio questo il momento emozionante, quello in cui famigliari occupati e talvolta distanti prendono atto finalmente degli sforzi dei loro figli, per sentirli un po’ più loro, più vicini, sangue del loro sangue e forse fare anche un po’ di sano tifo.
All’inizio i bambini della scuola Baroni erano così in ansia che temevano di entrare in campo, soprattutto le bambine. È stato importante durante il riscaldamento farli andare sul campo a familiarizzare con le distanze e il canestro nuovi, così giocando hanno superato questa prima paura molto forte.
Poi la partita, quante emozioni! Voglia di giocare, paura di fronte a tutte queste persone e timore di non saper fare, e poi molte altre. Continua Maria: “Alcuni erano eccitati a tal punto che non riuscivano a stare seduti in panchina in attesa di andare sul campo; altri intimoriti erano quasi congelati, immobili e volevano sembrare invisibili. Tutti però avevano la curiosità di vivere questa grande esperienza di fare una vera partita, contro degli avversari, con una divisa della squadra, con un arbitro e degli spettatori”.
Quando si vivono esperienze così per la prima volta da bambini, queste diventano i ricordi che contrassegnano l’infanzia e rimangono da qualche parte nella memoria dei futuri adulti. Quando, ormai donne e uomini, dovranno giocare le partite della vita, l’entusiasmo e la frustrazione che aiuta a crescere, il senso del limite che le regole sportive danno all’esuberanza e all’aggressività saranno pilastri su cui si appoggeranno forse inconsapevolmente. E questi pilastri hanno una radice lontana, quel torneo di basket.
È stato sabato 24 febbraio che si sono svolte le semifinali della prima “COPPA LAUREUS”. Un torneo di minibasket che ha visto coinvolti i gruppi dei progetti Laureus delle classi quarte e quinte elementari delle scuole Polesine, Vallarsa, Montevelino e Baroni di Milano.
Questo primo evento, che ha emozionato e creato ansie ed aspettative nei ragazzi ma anche negli allenatori e forse nei parenti più vicini come mamme e papà, si è svolto presso il centro sportivo Saini di Milano in collaborazione con il partner di progetto di Laureus, la ASD Basket Femminile Milano.
Lo scopo era quello di permettere ai bambini di confrontarsi con una partita ‘vera’, perché sappiamo che lo sport, per essere davvero vissuto nella sua totalità, necessita di un momento di confronto con l’altro, un avversario con cui misurarsi secondo le proprie capacità, scoprendo il bello di metterci tutto se stesso verso un obiettivo da raggiungere.
È così che ci si appassiona, si scopre il sapore della vittoria per tornare ad allenarsi ‘forte’ con la spinta di chi vuole vincere ancora, ma anche il sapore della sconfitta, per scoprire che si può ripartire da lì con la voglia di crescere e imparare.
La giornata della Coppa è stata davvero una festa. Sia le famiglie che i bambini l’hanno vissuta come tale, in quella che poi hanno sentito come una occasione unica.
A bordo campo mamme e papà di tante nazionalità diverse, uniti insieme in un tifo caloroso, a supportare i propri bambini. In campo tanto impegno e divertimento, scoprendo il bello di giocare e misurarsi secondo le regole dello sport!
Per dare un piccolo spazio alla cronaca, le due semifinali hanno visto le vittorie della scuola Polesine, nel derby contro la scuola Vallarsa, e della scuola Montevelino che ha battuto la scuola Baroni.
Il 24 marzo ci saranno le due finali e la festa d’onore con degli ospiti e dei fan molto speciali…i Supereroi! che stanno correndo a sostegno dei progetti Laureus. ‘Be a hero’ il loro slogan, e conoscendoli c’è da crederci! Corridori nell’anima, corridori della vita ed eroi di ogni giorno. -> visita il link dell’evento
In palio ci saranno il premio alla squadra vincitrice, al ‘giocatore più coraggioso’ e a quello più ‘collaborativo’. Si accettano previsioni.
Lo sguardo di Gianni, coordinatore degli allenatori, sull’evento ci dice molte cose. Prima di tutto i perché della Coppa Laureus. “Volevamo dare ai bimbi uno degli elementi specifici dello sport, la partita. Volevamo dare il concetto di orgoglio legato alla propria scuola. Volevamo che i genitori si assumessero la responsabilità dei propri figli che fanno sport accompagnandoli. Volevamo che genitori di etnie e religioni diverse concentrassero il loro tifo sulla squadra dei propri figli. Volevamo dare agli allenatori ed ai loro bambini materiale emotivo, tecnico ed educativo per i prossimi allenamenti. Volevamo dare agli insegnanti l’opportunità di vedere i loro bimbi all’opera. Volevamo trasferire l’idea di Laureus. Volevamo proporre due valori alti e premiarli: il coraggio e l’altruismo verso tutti i bambini. E forse ci siamo riusciti”.
Così pare anche ad Ilaria, tutor di riferimento insieme a Maria: “Sono rimasta colpita dalla presenza notevole dei bambini e delle loro famiglie, presenza emotivamente partecipativa e decisamente integrata. In particolare ho sentito forte la gioia, l’energia e la competitività per la prima volta nelle nostre squadre. Gli allenatori che sembravano giocarsi la panchina in caso di sconfitta… i cartelloni preparati a scuola… Esperienza molto intensa. Non vedo l’ora che si giochi la finale!”.