Lievito Sportivo, una rubrica in pillole che racconta il mondo di Laureus Italia a cura di Gianni Ghidini, coordinatore educativo della nostra fondazione.
Riassunto prima parte: Dopo mesi di appostamenti, Kevin, 10 anni, si avvicina all’allenamento di basket, prima un po’ titubante, insicuro di se stesso, poi, dopo i primi complimenti per il suo gioco, prende fiducia nell’allenatore e nei compagni…
All’uscita non ho esitato ad andare dall’educatrice di riferimento della comunità famiglia nella quale vive, e facendo in modo che lui ascoltasse gli ho ribadito la bellezza dei suoi gesti, confermando il concetto chiave, “ogni allenatore lo vorrebbe”
Cercavo di mettere l’unguento sulla ferita più grave, il rifiuto.
All’allenamento successivo, esattamente una settimana dopo, mi si avvicina e mi chiede se gli conservo i suoi soldi. È la prima volta in un anno che lo fa. Mi lascia qualcosa di valore, di sua proprietà, da conservare. Insieme al denaro anche alcune figurine di calciatori: “sono rare” mi dice.
Nel corso dell’allenamento ripete la stessa prestazione. Passa la palla ai compagni da palleggio in modo mirabile. Un talento.
Mi guarda un po’ sott’occhio, dopo che ha fatto qualcosa di bello. Gli rispondo mostrandogli il pollice alzato. Nessuna enfasi. Spero che i miei occhi parlino per me.
Ultimo giorno dell’anno. Ultimo allenamento.
Chiedo ai bambini di riusnirsi in uno strettissimo cerchio di saluto, con le mani destre una sull’altra, è il nostro rituale, e lascio a loro come sempre la parole. Uno dice “che brutto è finito il basket”, un altro che “questa estate si allenerà al campetto”, un altro ancora che “Kevin è diventato forte”.
Dico loro che ogni mercoledì, giorno dell’allenamento, sentirò la loro mancanza, li saluto con ALEEEEEE’ che tutti urliamo facendo volare le nostre mani verso l’alto.
Tutti si avviano all’uscita.
Vedo Kevin che indugia sulla porta e ritorna verso di me. Mi inginocchio per essere all’altezza dei suoi occhi neri.
“Maestro” mi chiede “ma sei sicuro che sono diventato bravo, oppure scherzavi?”
Il dubbio di Kevin in una frase condensata la sua vita.
Trattengo a stento la voglia di abbracciarlo, ma sarebbe stato un errore, cerco di tenere la voce salda. Gli dico: “A dire il vero, che tu sei bravo lo hanno detto gli altri. Lo ha detto lo sport. Io ti ribadisco che un allenatore, uno come te, che sa fare dei passaggi perfetti che consentono agli altri di segnare, lo vorrebbe sempre con sé”
Se ne va di corsa, senza salutare. Torna dopo pochi secondi con un foglietto.
Ti invito alla festa del mio compleanno.
La domenica pomeriggio gli ho portato un pallone da basket in regalo alla sua festa con scritto sopra in pennarello: diventa sempre più bravo. Firmato: Laureus Sport For Good. Il nostro motto più bello
Kevin non ha più smesso di giocare, adesso c’è il lupo che gioca a pallacanestro insieme ai suoi compagni ed al suo allenatore.