♦ LIEVITO SPORTIVO #5 (prima parte)

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Lievito Sportivo, una rubrica in pillole che racconta il mondo di Laureus Italia a cura di Gianni Ghidini, coordinatore educativo della nostra fondazione.

Dopo sette mesi di spostamenti, appostamenti, fughe, avvicinamenti, attacchi, sempre muovendosi ai margini, Kevin, dieci anni, si avvicinò al cuore dell’allenamento.

Ha girato al largo per un anno intero. Ha osservato a distanza il mio essere allenatore di pallacanestro, la mia affezione con gli altri.

Ogni tanto qualche cinque minuti con il gruppo, ma poi via ostile e diffidente, sempre lontano a rifugiarsi sulle alture della palestra.

Mi ha ricordato le movenze di un animale selvatico, di un giovane lupo.

Prima di accettare una relazione con degli adulti, se questi non mi hanno voluto, se mi hanno fatto del male, se mi hanno illuso, se mi hanno sedotto e poi abbandonato, li devo annusare per bene prima di avvicinarmi ancora. Li devo mettere alla prova”

“Il ricordo di una mano tesa, di un sorriso, di una promessa e poi…  il sentire di non riuscire ad essere chissà che, sufficientemente “bello, buono, bravo, simpatico, intelligente…”, ed allora invece di soffrire, tanto vale non essere un niente di buono, così da non alimentare nessuna speranza

Quindi, nessun impegno in allenamento, a scuola non parliamone, scherzi a tutti, sgambetti, sberle, insulti, alzate di spalle di fronte ai rimproveri, parolacce e poi via, sulle alture a guardare torvo.

Kevin in un pomeriggio di maggio, dopo che un temporale aveva decimato il gruppo in palestra, si è unito all’allenamento ed ha giocato.

Stavamo svolgendo una partitella di minibasket. La palla casualmente capita nelle sue mani.

Palleggia in malo modo ma ad un certo punto fa partire dalle sue mani un passaggio teso, preciso, un tracciante. La palla gli esce veloce dal petto e si deposita nelle mani di un bambino sotto canestro che, stupito, libero da sotto, segna!

È il bagliore che il ricercatore d’oro, un po’ sfiduciato, attendeva da tempo che comparisse tra la sabbia e la ghiaia.

Sono affezionato a questa idea. L’”allenatore  Laureus” come un cercatore d’oro, con tutta la carica di folle speranza che animava questi personaggi. Instancabili lavoratori, passavano al setaccio con occhio vigile centinaia di metri cubi di materiale senza perdere la speranza. Ma quando finalmente vedevano un luccichio, ecco il lampo negli occhi ed il sorriso che si apriva come un sole.

L’allenatore ferma l’allenamento. “Tutti qui!” urla. Kevin arriva per ultimo e non si avvicina del tutto. Rimane a cinque metri di distanza.

Non si illude il lupacchiotto Kevin. Per ben due volte le famiglie a cui era stato affidato non erano riuscite a stare con lui e l’avevano rimandato alla comunità minori nella quale è inserito.

Bravo Kevin, bellissima palla, questo è il gesto tecnico che più fa impazzire gli intenditori di basket, il passaggio smarcante, l’assist. Uno come te, uno che sa fare questa cosa, ogni allenatore lo vorrebbe sempre in squadra con sé

Il suo volto era incredulo, spiazzato come se lo stessi canzonando. Sta di fatto che in quello stesso allenamento non uscì più dal campo, fece altri due passaggi smarcanti, ed un canestro. Ogni volta guardava a terra, sorridendo.

Non so se i lupi sorridono sornioni ma Kevin sì.

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On 10/08/2018
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